Don Carlo Sacerdote (Parte Seconda)

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Il Confessionale dove don Carlo passò gran parte delle sue giornate

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Don Carlo realizzò la sua missione sacerdotale a Cuenca. In modo particolare si dedicò  ai bambini e agli emarginati, mantenendo come base operativa la chiesa e il santuario di Maria Ausiliatrice. Inizialmente collaborò con P. Gioacchino Spinelli che, in seguito, sostituì. Le sue messe, celebrate alle sette del mattino, erano brevi, ma prevedevano sempre un’omelia sul tema della Carità1. Il suo luogo preferito era il confessionale. Era sempre pronto ad assolvere il peccatore pentito, permettendo che ricevesse l’Eucaristia, che egli stesso, pur affaticato, comunicava con l’aiuto di un chierichetto, dopo aver lasciato per qualche minuto il confessionale.

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Don Carlo nel suo confessionale

L’immagine di Carlo Crespi “sacerdote”, impegnato nell’esercizio dei suoi obblighi sacerdotali fondamentali,  sull’altare e all’interno del confessionale, è quella che meglio conserviamo, noi che lo abbiamo conosciuto durante gli anni dell’infanzia e della gioventù, sia quando era molto attivo con tutta la sua vitalità, sia quando arrivo in età avanzata, nonostante avesse un aspetto esteriore trascurato, ma sempre con un fervore che contagiava tutti.

In ogni ambito sociale della città, era indubbiamente e da tutti considerato “l’apostolo dell’educazione popolare di Cuenca”. Tutti noi lo ricordiamo con il suo campanello con cui annunciava il suo arrivo al teatro salesiano per introdurci al contenuto del film e per annunciarci che ci saremmo divertiti con la comica finale; e quanti siamo stati coinvolti da un punto di vista culturale, ne abbiamo potuto apprezzare le doti di pianista, padrone della tastiera, le doti di compositore, come organizzatore di bande musicali, come archeologo ed etnologo alla ricerca di reperti per la costituzione di un museo; ma, soprattutto, come promotore dell’istruzione tecnica gratuita, alla luce dei valori cristiani.

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Frontespizio dell’Inno composto da Don Carlo su libretto di Luis Cordero Dàvila
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Spartito musicale dell’Inno composto da don Carlo

Ai suoi tempi è stato visto come il più dinamico propugnatore del Congresso Eucaristico Nazionale, indetto a Cuenca fra il 6 e il 12 giugno 1938, per celebrare il cinquantenario della morte di San Giovanni Bosco, fondatore della Congregazione salesiana.
Al grande evento parteciparono numerosi cuencani, tra i quali il vescovo, monsignor Daniel Hermida, l’intellettuale e, all’epoca, rettore dell’Università di Cuenca, Remigio Crespo Toral e, ovviamente, padre Carlo Crespi Croci, autore di un inno, su libretto di Luis Cordero Dàvila, tutt’ora eseguito. In quegli anni, Cuenca viveva un’atmosfera di spiritualità eucaristica, in virtù della propria devozione al Santissimo Sacramento, confermando ancora una volta l’appellativo di Città Eucaristica. Pochi sono gli eventi che hanno riunito folle di persone provenienti dai sobborghi e dalle campagne di Cuenca. L’evento venne reso solenne con la presenza di autorità nazionali, locali ed ecclesiastiche, con la partecipazione del Nunzio Apostolico Efren Forni e di numerosi vescovi.

Don Carlo realizzò una stazione radio per trasmettere tutti gli eventi e momenti di preghiera. Le trasmissioni furono poi sospese dal Governo all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, forse perché vi fu qualche pressione dall’estero, in considerazione del fatto che il promotore era italiano, proveniente cioè da una nazione che partecipava direttamente al conflitto a fianco della Germania e contro le forze alleate che annoverano fra gli altri gli Stati Uniti d’America, vittime dell’attacco giapponese a sorpresa contro la base aeronavale di Pearl Harbor.

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Processione del tradizionale “Pase del Niño Viajero di Cuenca” che si svolge il 24 Dicembre

Dieci anni dopo, nel 1948, esce la “Memoria del Primo Congresso Eucaristico Diocesano di Cuenca”, con prefazione di Carlo Crespi. L’Avvento era atteso con grande entusiasmo, nel pieno fervore dei lavori di ristrutturazione del santuario di Maria Ausiliatrice, tra canti natalizi e la processione del Pase del Niño. Don Carlo potè contare sulla collaborazione di donne devote ed entusiaste come Julia Granda, Rosa e Aurelia Villavicencio, Victoria Orellana, Libia Abril de Suárez.

In queste circostanze non mancava mai la presenza della sua banda musicale. Al termine della processione, ricca di folklore e della rievocazione di ambienti e scene dell’oriente ecuadoriano, ai bambini viene offerto un pranzo e agli adulti vengono distribuiti generi di prima necessità e denaro. Una sfilata di carri allegorici e la banda musicale accompagnano anche la processione del Pase Mayor che si svolge a Cuenca il 24 dicembre e la grande festa del Settenario, il cui asse era nella cattedrale cittadina.

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Don Carlo, ormai ottantenne, mentre celebra nel suo Santuario di Maria Ausiliatrice

A nostro avviso, la missione sacerdotale rappresenta la parte fondamentale di tutta la vita di Carlo Crespi. La precoce e marcata vocazione ne costituisce il fulcro. Si fece missionario per assolvere al compito principale di ogni buon sacerdote: salvare le anime. I suoi legittimi aneliti culturali vengono a poco a poco relegati a un ruolo di secondo piano.

Per lui essere sacerdote significava innanzitutto amministrare i sacramenti consegnati da Cristo ai suoi discepoli. Due furono le cose che maggiormente lo motivarono: I sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. E per questi abbandonerà ogni altro interesse: non compose più; il suo museo finì per assomigliare sempre più al magazzino di un rigattiere, contenente un insieme disordinato di reperti impolverati; il dottorato conseguito in Scienze Naturali era solo un ricordo; ma ciò che desiderava compiere ogni giorno, svegliandosi all’alba e coricandosi molto tardi, era a celebrazione dell’Eucaristia e la somministrazione della Comunione a quanti desideravano accogliere Cristo nella purezza del proprio cuore.

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Cuenca, Santuario e quartiere dedicati a Maria Ausiliatrice.

Fu normale che gli attribuissero la responsabilità del santuario di Maria Ausiliatrice nel quartiere omonimo di Cuenca. Egli, come don Bosco, tutti i salesiani e quanti hanno studiato negli istituti della Congregazione, preferiva questo titolo. Per Maria Ausiliatrice, come riferito da alcuni dei suoi ammiratori, si sforzò di migliorare il luogo di culto lavorando egli stesso come operaio ed ottenendo aiuto da molti fedeli. Poiché al suo arrivo la chiesa aveva solo un piccolo altare, Padre Crespi ricorda di essersi dato da fare per realizzare, in breve tempo, un grande altare maggiore. Il santuario divenne, e lo è tuttora, il centro del quartiere, accanto alla piazza ufficialmente chiamata Guayaquil e al monumento realizzato dai cittadini in onore di padre Crespi.

Il quartiere di Maria Ausiliatrice ruotava attorno alla comunità salesiana e in special modo alla figura di padre Crespi che, ancora oggi viene considerato un “mito della cultura cuencana”. La chiesa (che non è quella di oggi), aveva tre navate, una centrale più grande e due laterali più piccole, accoglieva gli abitanti del quartiere, i giovani e le signorine in cerca di una rapida assoluzione e di una messa veloce, talvolta della durata di un quarto d’ora. Tutto ciò era assicurato, non senza difficoltà, dal beneamato padre Crespi, il quale doveva anche provvedere all’alimentazione di alcuni bambini poveri e occuparsi di mille altre occupazioni, tra le quali la raccolta di oggetti antichi che, in futuro saranno riuniti in un museo archeologico e l’allestimento di una sala riunioni, sede delle proiezioni cinematografiche.

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  1. Nei suoi ultimi anni di vita, si dedica principalmente all’amministrazione dei sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia. []

Padre Carlo Crespi Parla ai Legnanesi

Padre Carlo CrespiRisultati immagini per Padre Carlo Crespi serata parla ai Legnanesi“, sì perché forse non tutti in città sanno che questo religioso che è vissuto gran parte della sua vita in America Latina, in Ecuador più precisamente potrebbe un giorno diventare Santo.

E’ da tempo in corso la causa di beatificazione ma intanto anche una conferenza come quella con relatori Carlo Riganti e Saverio Clementi, svoltasi venerdì 30 Gennaio presso il nostro centro parrocchiale, possono aiutare a conoscere questo sacerdote, missionario salesiano

“Padre Carlo –ha raccontato Carlo Riganti- parte per l’Ecuador con la curiosità dello scienziato e del poeta e convertì queste doti ad ascoltare nel confessionale le miserie dei peccati della gente ma soprattutto nella dedizione ai poveri. Abbiamo deciso di formare un’Associazione in suo onore per divulgare la sua conoscenza”.

“La modernità e l’insegnamento di Padre Carlo –ha spiegato Saverio Clementi- è ancora valido per l’oggi così difficile e drammatico perché ha mostrato come dialogare con chi ha culture e credenze diverse”.

“Il Cuencano più illustre del XX secolo”, come fu definito in Ecuador nel 2000, il Legnanese Padre Carlo Crespi, è stato presentato, ad un pubblico numeroso e interessato, in una serata programmata dal Centro Culturale San Magno.

Il salesiano Padre Carlo Crespi, nato a Legnano nel 1881 il 29 maggio ( si vantava di questa coincidenza con la data della commemorazione della famosa battaglia ), nella sua città d’origine è, purtroppo, per molti quasi sconosciuto. Sono stati invitati a presentare la personalità e l’attività di questo missionario eccezionale per la testimonianza di fede, per la passione per la ricerca nei diversi ambiti del sapere, per la carità espressa in modo crescente nel corso della sua lunga vita, Carlo Riganti e Saverio Clementi.

Riganti ha lasciato che Padre Carlo, attraverso le lettere e le omelie, parlasse ai presenti, come annunciato nel titolo della conferenza “Padre Carlo Crespi parla ai Legnanesi”.

È emerso con chiarezza lo stile della sua fede i cui tratti caratteristici sono quelli dello stupore e dell’affidamento. Questi stessi tratti hanno segnato anche il suo impegno di studioso: ha sempre guardato con stupore la natura a cui ha rivolto il suo interesse di botanico ed entomologo; ha raccolto con cura e metodo i reperti archeologici che raccontano le fatiche e le esperienze di uomini vissuti in epoche antiche; ha osservato e descritto con ammirazione ambienti geografici ancora inesplorati; ha studiato con rispetto la cultura, le tradizioni, la lingua degli indigeni shuaras dell’Amazzonia.

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30 Gennaio 2015 – Serata dedicata a P. Carlo Crespi, organizzata dal Centro Culturale San Magno

A contatto con un nuovo mondo, in Ecuador, la passione per la musica e la conoscenza si concretizza sempre più in passione per la carità. Il salesiano legnanese manifestò una grande dedizione ai poveri e ai ragazzi. Dopo aver documentato la vita e la cultura dei Shuaras in un lungometraggio, si batte per la difesa dei loro diritti e della loro dignità. Grazie alla sua intensa attività di concertista ( a Padova, dopo aver conseguito la laurea in Scienze naturali, si era anche diplomato al conservatorio ) riuscì a raccogliere negli USA fondi che gli permisero di realizzare opere grandiose, volte soprattutto ad elevare il livello degli indigeni e renderli più autonomi. L’intervento di Saverio Clementi ha invece messo in luce la modernità e la laicità di questo missionario per il quale la religione e la fede non sono state ostacolo per la conoscenza e per il dialogo con altri, anche culturalmente lontani. Ha anticipato intuizioni poi codificate dal Concilio Vaticano II ( decreto AD GENTES ). Seppe calarsi nella realtà dell’Ecuador leggere i bisogni e le carenze di che è posto ai margini della società. Non si lasciò intimorire dalle difficoltà, ma con tenacia si adoperò per dare concretezza al suo spiritò di carità, preoccupandosi allo stesso tempo del benessere materiale, dell’istruzione e della formazione spirituale dei poveri. Contribuì alla costruzione di chiese, di scuole, di strade, di aziende agricole, di centri sanitari e di quant’altro potesse elevare quella parte della popolazione che si trovava in condizioni più disagiate.

Alle due interessanti relazioni, arricchite da un emozionante filmato, ha fatto seguito l’appassionata testimonianza di Gisella Langè che nel 1978 ebbe modo di incontrare Padre Carlo a Cuenca, ormai molto anziano, ma ancora attivo soprattutto nel confessionale, e fu colpita dalla sua vitalità e dalle grandi opere educative che seppe realizzare. Padre Carlo Crespi quando spirò, il 30 aprile 1982, fu dalla folla subito acclamato santo, San Carlos Crespi. La causa di beatificazione prese l’avvia a Cuenca il 19 aprile 2002; attualmente, conclusa la fase diocesana dell’iter, è avvenuta la consegna degli Atti dell’inchiesta, il “Transunto”, alla Congregazione Pontificia per le Cause dei Santi.

A Legnano un gruppo di cittadini ha costituito, in data 30 gennaio 2015, la ONLUS “Padre Carlo Crespi” presieduta da Carlo Riganti per diffonderne la conoscenza e realizzare significative opere in suo onore.

Don Carlo e il suo impegno a consolidare le opere realizzate a Cuenca (da “Lectura crìtica de las cartas del Siervo de Dios P. Carlos Crespi, sdb”)

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Frontespizio del Bollettino Salesiano del gennaio 1946, cui probabilmente si riferisce P. Crespi
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PIETRO RICALDONE (1870 – 1951) – Come quarto successore di Don Bosco resse la Congregazione Salesiana per circa vent’anni (1932 -1951).

Durante la seconda Guerra Mondiale le comunicazioni con l’Europa furono estremamente scarse. Per questo si comprende l’atteggiamento di P. Crespi che, al termine della tremenda guerra, scrive al Rettore Maggiore con immensa gioia perché la Congregazione, in questi momenti difficili e in questi anni, si è mantenuta nel solco di una piena “salesianità “. Ecco come la manifesta nella sua prima lettera dopo la guerra: “Finalmente è arrivato il Bollettino Salesiano e la comunicazione che si può riprendere a scrivere ai Superiori. Dopo così tanti anni di silenzio e di preoccupazione è per me un vero piacere esprimerle le mie complimenti per la perfezione con cui ha diretto la gran macchina salesiana in mezzo a così tanti pericoli: Ogni giorno benedico il Signore che ci ha dato un Rettore Maggiore e Superiori del Capitolo dotati di carismi sia spirituali che tecnici, a gloria della Congregazione. Soprattutto, mi è piaciuto il vastissimo programma di carità che ha fatto rivivere nei salesiani il grande Don Bosco dei primi decenni dell’opera salesiana. Siano resa grazie a Dio” (Cuenca, lettera del 12/12/1946 a don Ricaldone, pag. 1).

Lo stesso P. Crespi riassume le sue attività più importanti di questi anni, dopo il 1936. Lasciamo la parola a lui: “Dopo la mia ultima visita a Torino, ho dedicato tutta l’attività ad organizzare la Scuola di Arti e Mestiere, la seconda parte del 1938 a realizzare il gran Congresso Eucaristico; il 1939 nel costruire il Noviziato (la Normale Orientalista); il 40 e il 41 nella fondazione ed equiparazione della Normale per i nostri chierici e nella Direzione dello Studentato Filosofico; nel 42 e 43 si ampliò e triplicò l’antica casa di Monsignor Costamagna; nel 44 si è fatta la nuova sede dell’Aspirantato Salesiano; nel 1945, d’accordo con don Bertola, la nuova sede dell’Aspirantato dei Coadiutori Artigiani; in questo anno (1946) si stanno collocando le nuove macchine della tipografia cattolica, (linotipo, offset per la grande tiratura e Nebiolo Super Aligera). Nel Santuario di Maria Ausiliatrice abbiamo superato un milione di comunioni in questi anni successivi al Congresso Eucaristico. L’Oratorio Festivo è oggetto delle mie speciali e personali cure e altrettanto la Scuola Popolare Gratuita che quest’anno ha raggiunto 1324 alunni” (Cuenca, lettera del 12/12/1946 a don Ricaldone, pag. 1-3).

Altro problema è la cosiddetta “pinacoteca”, che comprende dipinti di reale valore artistico, che si utilizzavano nella Mostra Catechistica, e nella quale P. Crespi afferma che vi sia “la presenza di vere opere artistiche degli antichi spagnoli, della scuola flamenca, ma anche di quella veneta e romana” (stessa lettera, pag. 3). Per continuare a mantenere i 1324 alunni poveri della Scuola, P. Crespi, in accordo con Superiori, ipotizza di vendere questi quadri. Egli non pensa a se stesso, ma su come aiutare i più svantaggiati, tenendo conto del parere dei superiori religiosi.

Al termine degli anni 40 P.Crespi, fermo restando il vincolo con i Superiori di Torino per le opere artistiche e per quelle etnografiche dei popoli autoctoni, continua ad affermare che è necessario inviarle per la Mostra dell’Arte Vaticana (cfr. Lettera 3/08/1947 a don Bellido, pag. 3, da Cuenca). Davanti al problema della proprietà di queste opere d’arte, delle quali il Governo Ecuadoriano voleva avere la proprietà come patrimonio culturale, si arrivò a concludere dopo aver consultato Don Ricaldone, in accordo con l’Ispettore don Corso. Così ne parla p. Crespi: ” I quadri di valore si ritirino lentamente e si studi la forma legale di passare la proprietà ai Beni Artistici, secondo le disposizioni del Governo. Il materiale di supporto alla Storia Sacra, al catechismo e alla teologia, vengano esposti nei grandi saloni catechistici e nelle nostre chiese o cappelle. Dopo l’arrivo del nuovo Ispettore, Padre Giacomini, il problema venne discusso in pieno Capitolo Provinciale, riconfermando le direttive di don Corso e cercando di arrivare ad una soluzione che riflettesse le direttive dei Superiori” (Cuenca, lettera del 24/11/1948 a don Berrutti, pag 1,2).

Altra questione è costituita dalla gestione del danaro che P. Crespi amministrava e che suscitava interrogativi nei superiori, perché don Carlo gestiva molte risorse economiche e, in parte, le indirizzava, a sua discrezione, verso le esigenze più urgenti. Non aveva segreti, non faceva appropriazione indebita di fondi, ma rendeva conto delle uscite globali. Ancora dopo molti anni, in ordine alla amministrazione dei beni, P. Crespi scrive: “Io conservo il dettaglio di tutta la contabilità, dalla prima conferenza che tenni nel 1923 nel Seminario Maggiore di Milano, alla presenza del Cardinale e di tutti i Vescovi della Lombardia, riuniti in sessione straordinaria, fino a questi ultimi giorni. Il mio periodo di propaganda consiste in due periodi: dal 1923 al 1937, nel quale tutte le opere erano autorizzate da Monsignor Comin e dall’Ispettore; dall’agosto del 1937 al 1948, periodo in cui mi dedicai alle vocazioni missionarie in assoluta dipendenza dell’Ispettore” (Cuenca, lettera a don Berruti, pag. 5-6).

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Don Carlo e don Renato Ziggiotti, amico e compagno di studi

Infatti, P. Crespi, manteneva il flusso degli aiuti economici per le vocazioni missionarie, soprattutto con l’America del Nord. Scriveva: “Ogni giorno dedico qualche ora ai miei benefattori degli Stati Uniti e del Canada, mandando articoli per i periodici e curando la corrispondenza” (Cuenca, lettera del 12/12/1946 a don Ricaldone, pag. 4). Ma comunque, P. Crespi era considerato dai Superiori di Torino come un salesiano a cui si poteva ricorrere nelle difficoltà economiche, quando né l’Ispettore, né il Vicario Apostolico intervenivano. Così scrive don Renato Ziggiotti1 a P. Crespi che, per altro, era stato suo compagno di studi: “Caro don Carlo, adesso pensaci tu a mantenerli (i teologi ecuadoriani che studiavano in Italia) perché penso che tanto l’Ispettore, quanto Monsignore abbiano altro a cui pensare e non sappiano come fare. Sarebbe molto imbarazzante che il Capitolo (Superiore) debba intervenire, dopo il sostegno già fornito” (Torino Lettera del 25/10/1937 di don Ziggiotti, pag. 2).

Altra questione, la liberà evangelica del P. Crespi rispetto ai beni economici era proverbiale, perché dal suo aspetto fisico si scopriva un uomo caratterizzato da una grande povertà. Davanti davanti a commenti improvvisati, lo stesso don Carlo scrive: “In 25 anni di Missione non ho mai venduto un perno:i films missionari, i cappelli di Panama, i francobolli, gli uccelli , ecc., tutto, tutto ho regalo ai miei benefattori e sono molto contento che che con i quadri si eviti la speculazione. In ogni modo con l’Ispettore vedremo che cosa fare per prevenire sorprese” (Cuenca, lettera del 18/11/1947 a don Ricaldone, pag. 6).

Alla fine degli anni quaranta, le lettere di P. Crespi ai Superiori di Torino si riferiscono principalmente alle attività catechistiche, alla cura sacramentale nel Santuario di Maria Ausilatrice, alla stampa di materiale religioso e testi scolastici, sebbene vi siano riferimenti ai lavori della Scuola di Agraria e alla raccolta di materiale missionario che è riuscito a mettere assieme. Si incontra anche una dettagliata descrizione della religiosità popolare relativa al Natale, conosciuta come “Pase del Niño”, che ha molti seguaci (cfr. lettera del 15/02/1949 a don Ricaldone, da Cuenca).
Le attività assistenziali continuano nella città di Cuenca in cui vivono molte famiglie povere. Così lo spiega don Carlo: “Don Bosco dà a tutti: professori, impiegati, a chi è in tipografia, vestiti ai più poveri e una tazza di cioccolata e pane al giorno a 250 ragazzi poverissimi; si preferiscono quelli che ricevono l’Eucaristia2” (Cuenca, lettera del 15/08/1950, pag. 1).

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Incendio della Scuola Popolare gratuita Cornelio Merchàn

Le lettere di P. Crespi ai Superiori Maggiori, almeno quelle che furono fotocopiate, arrivano praticamente fino al 1950. In questo periodo P. Crespi, a 59 anni di età, stava organizzando in Cuenca la Scuola “Cornelio Merchàn”, l’Oratorio festivo, i Musei missionari e il Santuario di Maria Ausilatrice. Queste attività assorbirono il suo impegno lavorativo per molti anni fino al tramonto della sua vita. L’unica lettera posteriore a questo periodo P. Crespi la scrive al Rettore Maggiore di allora, P. Renato Ziggiotti, a pochi giorni dal grande incendio che distrusse l’edificio della sua grande opera: la scuola popolare gratuita. Secondo questa lettera P. Crespi attribuisce l’incendio ad un attentato con bombe incendiarie, finanziato da un centro rivoluzionario. A quanto pare, non è una ipotesi che venne seriamente confermata. Piuttosto si parlò di un possibile disattenzione dell’organista del Santuario che dormiva nell’ultimo piano dell’edificio e che avesse lasciato qualche candela accesa. Tuttavia non se ne ha una certezza scientifica. Ma comunque, si salvarono dall’incendio sia il Santuario che i diversi musei del p. Crespi. Restò seriamente compromessa la struttura della Scuola popolare “Cornelio Merchan”, che conteneva le aule, il teatro e la cappella.

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Un Bambino di 90 anni: “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli” (Mt 18, 3-4)

Ad ogni modo, è ammirabile l’ottimismo e la serenità evangelica del P. Crespi davanti a questa grande disgrazia che così ne scrive, qualche mese dopo l’incendio, al Rettore Maggiore: “L’informo che l’unico esaltato nel momento dell’incendio, e soprattutto dopo, è stato P. Crespi, colui che chiamano il Padre Bambino, che sempre sorride a tutti e che per tutti ha una parola di bontà, e pur essendo povero, non gli manca mai un soldino” (Cuenca, lettera del 9/10/1962, a don Ziggiotti, pag 2).

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Immagine simbolo: La Vecchia scuola è stata distrutta ma l’Opera Educativa continua con la Nuova Scuola ricostruita

D’altra parte, a quanto pare, don Ziggiotti invitò P. Crespi, suo compagno di studi e di apostolato in Valsalice e al Collegio Manfredini, ad andare in Italia. Ma egli gli rispose con tutta serenità: “I desideri dei Superiori sono ordini, tuttavia, parlando con il buon Padre Ispettore, e viste le difficoltà locali per organizzare un’altra volta, in un miserabile prato, una scuola con 1500 alunni, con un’infinità di aule, e soprattuto con un cuore grande per i poveri ragazzi e professori qualificati non facilmente sostituibili, e perché in Italia la stagione invernale è poco favorevole per la cura dei reumatismi e del catarro bronchiale, d’accordo con il Padre Ispettore, le scrivo pregandola che per questi mesi mi lasci tranquillo sulla breccia” (medesima lettera pag. 2). Si noti come don Carlo desideri rimanere a Cuenca, dove ha dedicato molti anni della sua feconda vita apostolica. In forma ottimistica si congeda dal Rettore Maggiore nella lettera richiamata: “La ma salute è come sempre. L’incendio mi ha dato molta più forza per riparare i danni, tocco con mano l’intervento miracoloso di Maria Ausiliatrice che ha salvato il Santuario, i musei, le attrezzature, la struttura del collegio, e in una settimana mi ha fatto avere i milioni necessari per riparare i danni “. (medesima lettera, pag. 10)

  1. Rettore Maggiore dei Salesiani, quinto successore di Don Bosco dal 1952 al 1965, e primo Rettore Maggiore emerito della Congregazione Salesiana. []
  2. Allora per fare la Comunione bisognava essere digiuni dalla mezzanotte. []

Don Carlo Formatore di Giovani: Laici e Religiosi (Lectura critica de las cartas del Siervo de Dios P. Carlos Crespi)

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Don Carlo a 50 anni, quando era Direttore della Normale Orientalista
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Il giovane don Carlo con un gruppo di giovani schuaras

Quando  P. Crespi fu nominato Direttore della casa di formazione salesiana, nel settore degli studi di filosofia (il Normal Orientalista)1, si dedicò alla formazione del personale soprattutto quello giovane.

Al Catechista Generale di allora, scrive così: “La Conferenza sull’Esercizio della Buona Morte2 l’ho sempre fatta io, sulle virtù salesiane. I chierici hanno sempre avuto un’altra conferenza  di pedagogia mensile e un altra di argomento morale, oltre a circa 300 Buone Notti. Si predicò nel Santuario in loro presenza, in occasione della Novena dell’Immacolata, di S. Giovanni Bosco, di S. Giuseppe, di Maria Ausiliatrice, del Sacro Cuore. Inoltre, parteciparono al gran Congresso Eucaristico (1938), rinnovato quest’anno con la presenza del Nunzio  e di tre vescovi; ebbero sempre sante parole dall’ Ispettore (Superiore Provinciale) e da Monsignore, in diverse occasioni. Gli studi riguardarono la filosofia, il latino, la liturgia, l’apologetica, il programma salesiano; inoltre il programma statale per prepararsi agli esami pubblici. Il 15 novembre scorso è stata ottenuta l’equiparazione della Scuola Normal Orientalista e i 25 chierici poterono sostenere gli esami pubblici (con conseguente valore legale del diploma). Speriamo che il Signore benedica questo sforzo e che si possa preparare veri salesiani di mente e di cuore” (Cuenca, lettera  del 24/11/1940 a don Tirone, pag. 1).

In sintesi, P. Crespi indica le linee della formazione del giovane personale salesiano: “Da quando mi faccio carico di questa casa, ho fatto in modo di lanciare i chierici lungo il cammino di San Giovanni Bosco:  gran serietà negli studi, spirito di pietà, favorito dallo sviluppo liturgico e zelo per il catechismo” (Cuenca, lettera del 18/04/1940 a don Tirone, pag. 1). Dentro queste attività catechistiche si trova il lavoro dei chierici salesiani nell’Oratorio festivo domenicale, dove aiutano nelle catechesi di 400 o più, ragazzi e ragazze del popolo. Inoltre, si organizzerà una una Mostra Catechistica Diocesana: “Dopo la riunione dei Direttori si è stabilito che la mostra catechistica, che verrà allestita nei grandiosi locali della Scuola di Arti e Mestieri, e che avrà carattere diocesano, con lo scopo di promuovere il rinnovo del Congresso Eucaristico, prevederà pure dei concorsi catechistici” (medesima lettera a don Tirone, pag. 1).

  1. È una delle seguenti sei opere che realizzò in Cuenca, con le quali si disse che P. Crespi operò quella che venne definita la “revolución blanca”: il Normal Orientalista, l’Istituto Cornelio Merchán, il Collegio Tecnico, la Quinta Agronomica, il Teatro salesiano, la Gran Casa della comunità. []
  2. Nel Regolamento dei Cooperatori salesiani Don Bosco ha scritto: «… l’ultimo di ciascun mese, od altro giorno di maggior comodità, faranno l’Esercizio della Buona Morte, confessandosi e comunicandosi, come se realmente fosse l’ultimo giorno  della vita. []

Don Carlo Riferimento Ecclesiale e Salesiano a Cuenca (da “Lectura critica de las cartas del Siervo de Dios P. Carlos Crespi)

 

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Spartito dell’Inno composto da Padre Crespi
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Frontespizio dello Spartito dell’Inno composto da P. Crespi per il Congresso Eucaristico

L’organizzazione del Congresso Eucaristico di Cuenca fu realizzato sotto la responsabilità gestionale del P. Crespi. Pochi giorni dopo la sua conclusione, descrive l’evento in questi termini:“Sono terminate le celebrazioni del cinquantesimo di S. Giovanni Bosco con il Primo Congresso Eucaristico Diocesano che si è tenuto nella nostra Casa Salesiana e nell’enorme piazza adiacente. In questi giorni, davanti alla Scuola di Arti e Mestieri: dodici giorni di sessioni solenni, la più grande manifestazione religiosa e civile, secondo il ricordo dei più conosciuti vescovi e dignitari della Repubblica: 200.000 comunioni, tra le quali 80.000 durante le celebrazioni Eucaristiche. Per ordine del Vescovo, io fui nominato Direttore Generale di tutti i Comitati dei religiosi, dei parroci, delle religiose, delle figure professionali, degli studenti, degli operai e degli impiegati, ecc. . Il Nunzio Apostolico, per volontà del popolo e dei differenti comitati, nell’ultima sessione plenaria, ha conferito alla Congregazione Salesiana, nella persona del P. Crespi, una medaglia d’oro per l’efficiente organizzazione religiosa e civile. Le scrivo queste cose con ingenuità perché Don Bosco, durante il Congresso, ha operato conversioni spirituali che hanno del miracoloso” (Cuenca, lettera del 24/06/1938 a don Berruti, pag. 1).1

Si manifesta, così, la presenza e l’influenza carismatica di don Carlo, che si impegna su tutti i fronti per la realizzazione di questo evento ecclesiale che segna, probabilmente, una pietra miliare nella chiesa di Cuenca  e di tutto il paese. È un uomo di fiducia, di cristianesimo generoso, con un grande ascendente nel popolo credente e non credente e che manifesta a piene mani le sue doti organizzative.

Poiché l’ Ispettoria (Provincia Salesiana di Cuenca) aveva scarse risorse finanziarie, era molto problematico sostenere economicamente le vocazioni e gli studenti salesiani in formazione. A tale proposito P. Crespi scrive: “Il Santuario di Maria Ausiliatrice di Cuenca era la fonte principale del sostentamento economico delle vocazioni. Sono cinque anni che, con P. Spinelli, mi sto dando da fare, con tutto l’ardore e l’entusiasmo apostolico, per farlo diventare un centro Eucaristico di prima grandezza, e Don Bosco fa uscire dal Santuario ciò che basta per il pane quotidiano e per il vestiario” (Cuenca, lettera del 7/09/1938 a don Berrutti, pag. 1).

D’altra parte, le vocazioni potrebbero essere acquisite attraverso un processo di selezione mediante la stessa Scuola “Cornelio Merchan”: “Vivaio per le vocazioni è l’Istituto Cornelio Merchan con i suoi 420 giovani di ottime famiglie cristiane, tra i quali potremmo scegliere i soggetti più portati ad una possibile chiamata al sacerdozio o a divenire fratelli coadiutori” (medesima lettera, pag. 2).

P. Crespi appare sempre come qualcuno distaccato, evangelicamente libero, per aiutare economicamente le necessità della Provincia Salesiana. Con un gran senso ecclesiale e missionario scrive: “La questione del mantenimento in Italia dei nostri seminaristi di Teologia è la più grave. Io mi offro a pagare la borsa di studio dei nostri due chierici Pischedda e Zucchetti; se Monsignore e i Superiori insistono, potrei anche trovare i fondi per mantenere tutti e quattro i teologi della Missione propriamente detta. Tuttavia, per i teologi che vengono dai  Collegi, vorrei osservare: mi sembra che se i Direttori dei collegi si prendessero in carico i loro teologi, ci prenderemmo cura maggiormente delle vocazioni affinché non si erano così facilmente e forse avremmo una gestione economica più salesiana e più benedetta da Dio” (Cuenca, lettera del 7/09/1938 a don Berrutti, pag. 2).

P. Crespi unisce in un unico progetto le costruzioni, l’apostolato e la sua consegna totale nelle mani di Gesù Cristo, che costituisce il motore del suo amore e della sua donazione fino al sacrificio. Scrivendo a don Serié, esprime tutti i suoi aneliti e le sue inquietudini: ” A Lei, Reverendo, raccomando una sola cosa: può anche essere che io abbia le idee un po’ confuse su queste opere di Cuenca, sui nemici e, a volte, posso anche essere precipitoso. Son opere colossali che richiedono ancora molti sforzi e molti sacrifici: ho fiducia che con un po’ di pazienza con gli attuali Superiori locali o  futuri tutto verrà disciplinato e organizzato. La ma vita consiste nello stare ai piedi del tabernacolo per ore intere,  da lì discende la benedizione su queste opere, e il sacrificio quotidiano. Vi  sono delle mancanze, che Dio me le perdoni.  Lo ringrazio per tutto quello che farà in vista del consolidamento di queste opere, che sono sue” (Cuenca, lettera del 20/06/1938 a don Seriè, pag. 1).

Davanti  a un possibile trasferimento di P. Crespi a Quito, questi parlò con l’Ispettore in ordine ai problemi di questo eventuale trasferimento. Lo stesso don Carlo ne parla così:“In un primo momento, il sig. Ispettore (Superiore Provinciale) mi chiese il sacrificio  di trasferirmi a Quito per assumere la Direzione di quella casa. Gli feci notare che tutta la mia propaganda è impostata sul problema missionario, che deve essere sviluppato o nel Vicariato o almeno nella Casa Centrale delle Missioni. In aggiunta,  la Scuola di Agraria e quella di Arti e Mestieri, hanno assolutamente bisogno di un sostegno economico per essere terminate e, quindi, poter funzionare al meglio. Sembra che abbia capito e mi ha già assegnato la Direzione di queste opere” (Cuenca, lettera 15/09/1939 a don Ricaldone, pag.1-2).

  1. Nel Bollettino Salesiano del 1° novembre 1938, l’Ispettore don Paolo Montaldo, descrive con dovizia di particolari il medesimo evento []