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Crespi, la nascita di un Venerabile – 5. (La Martinella, novembre 2023)
Siamo giunti al quinto e ultimo degli appuntamenti dedicati alla biografia di Padre Carlo Crespi e l’aspetto di lui che tratteremo è forse il più affascinante: certamente è quello che lo avvicina maggiormente alla santità, insieme al richiamo fortissimo che il suo cuore ha sempre avvertito verso i poveri, i deboli, i piccoli e gli emarginati. Ecco, Padre Carlos è stato davvero l’angelo degli “ultimi”: nato a Legnano da una famiglia benestante e dotato di una cultura davvero smisurata, oltre che di un’intelligenza sopraffina, ha scelto di diventare povero tra i poveri. Vecchio, mal nutrito, trascurato nella persona e malato, il missionario legnanese ha sempre anteposto i bisogni altrui ai propri: e anche quando i problemi fisici (allo stomaco, ai polmoni e, da ultimo, anche alla prostata), gli tolgono tutte le forze fisiche, il richiamo del confessionale e il bisogno di essere ancora servo della sua gente gli infondono l’energia per ascoltare i bisogni di tutti, gli sfoghi di tutti e di assolvere e benedire i peccatori pentiti, nel nome di quel Dio che è amore incondizionato. Divulga con tutte le forze la devozione a Maria Ausiliatrice, consumando la propria vita nell’omonimo Santuario.
“Apostolo e martire del confessionale”: gli abitanti di Cuenca e delle città vicine lo ricorderanno così, all’indomani della sua morte (30 aprile 1982), accorrendo sconvolti al suo capezzale e contendendosi i piccoli pezzi di legno volutamente asportati dal confessionale, quasi fossero pezzi del suo corpo, da custodire come ricordo o forse come prova che Padre Carlos non se n’è andato davvero. La gente di Cuenca aveva già temuto di perderlo qualche anno prima, quando il tifo manda Padre Crespi in fin di vita. La notizia fa rapidamente il giro della città e in poche ore, sotto la finestra della sua camera da letto, si raduna una folla sterminata: tutti pregano in ginocchio per l’intera notte sino a quando, verso mattina, la finestra si apre e Padre Crespi si affaccia, salutando e benedicendo tutti. <<Sì, ho davvero creduto di morire- racconterà, tempo dopo, ad un giornalista, ricordando quel terribile momento- ma quando la situazione era sul punto di precipitare, ho percepito una luce accanto al mio letto e una voce che mi ha detto: “Puer centum annorum. Longa tibi restat via”(“Fanciullo di cento anni. Per te la strada è ancora lunga”). Mi sono sentito bene e mi sono alzato”.
Per il missionario legnanese essere sacerdote significa, anzitutto, amministrare i sacramenti: la Confessione (Penitenza) e l’Eucaristia, in particolare. E per questi ultimi abbandona ogni suo altro interesse (la musica, il teatro, il museo, le scienze naturali): le sue giornate, che iniziano ben prima dell’alba, sono interamente dedicate all’ascolto dei poveri e dei peccatori, per farsi tramite con gli stessi dell’amore di Dio che sempre comprende, sempre consola, sempre sostiene e perdona.
Ma non è solo in occasione della sua morte che padre Carlos viene venerato come fosse già santo: anche nel 1967, in occasione dei suoi 50 anni di sacerdozio, tutta Cuenca si mobilita per festeggiarlo e i giornali gli dedicano intere pagine, nella consapevolezza di trovarsi di fronte ad un personaggio di portata mondiale, che ha fatto dell’umiltà la propria bandiera.
Diciott’anni dopo la sua morte Padre Carlos viene insignito del titolo di “Cuencano più illustre nel XX secolo” e gli viene conferito il dottorato “Honoris causa” dall’Università Politecnica Salesiana. Il 19 aprile 2002 si costituisce un comitato per la sua beatificazione.
Il 24 marzo 2006 monsignor Vicente Cisneros Durán, arcivescovo di Cuenca, a seguito del parere favorevole della Conferenza Episcopale Ecuadoriana, comunica l’accettazione della richiesta formale d’inizio della causa.
Prende il via un lungo, complesso e delicato iter, che non si è ancora concluso e che, dal gennaio 2015 (con la nascita dell’associazione Padre Carlo Crespi), vede anche la città di Legnano impegnata per il grande obiettivo che è, appunto, quello di vedere questo suo figlio illustre proclamato santo.
Cristina Masetti
Crespi, la nascita di un Venerabile – 4. (La Martinella, ottobre 2023)
Nella scorsa puntata abbiamo trattato di Padre Crespi compositore, musicista, archeologo, regista e scrittore. Quella attuale sarà invece interamente dedicata alla grandiosa opera che il missionario legnanese ha compiuto, in ambito educativo. La figura di Padre Carlos educatore e amico dei poveri è forse quella che la gente di Cuenca ha amato di più, quella che, di certo, ha contribuito ad avvicinarlo maggiormente agli ultimi: bambini e giovani, in particolare. Forte dell’esperienza maturata in Italia come docente e fedele agli insegnamenti di don Bosco (la cui opera è sempre stata improntata sul concetto che l’educazione sia, anzitutto, una “cosa di cuore” e che educare sia sinonimo di amare), Padre Crespi si giova dell’appoggio e della collaborazione dei dirigenti della comunità salesiana, di generosi concittadini, di istituzioni estere e, soprattutto, di insegnanti animati più dalla passione che dalla scarsa retribuzione che ricevono. E proprio il motore dell’amore li porta a fare cose grandi.
Grazie ai salesiani e a Padre Carlos in particolare, l’oratorio di Cuenca diviene il punto di ritrovo domenicale dei ragazzi di strada: i giochi, i canti e l’attività sportiva diventano un mezzo per avvicinarli alla catechesi. Alla lezione di catechismo segue sempre la distribuzione di pane, biscotti, caramelle e indumenti: si provvede, insomma, a curare anche il corpo, oltre che lo spirito. L’oratorio è aperto ovviamente anche alle ragazze, che possono seguire lezioni di taglio e cucito. E’ un’educazione preventiva, quella in cui Padre Crespi, imitando don Bosco, crede fermamente: meglio insegnare e, al bisogno, correggere con amore e pazienza, piuttosto che utilizzare forme punitive o restrittive. L’oratorio diviene anche un luogo in cui si mettono in scena opere teatrali e si organizzano escursioni. Al pari di don Bosco, padre Crespi attira a sé diversi collaboratori in virtù del suo carisma e del suo esempio: uno di questi è Padre Giovanni Bonicatti, che per tanti anni lo affiancherà nella conduzione dell’oratorio festivo.
Altro punto di riferimento per la formazione dei giovani è la scuola agraria che viene aperta nel 1931 nel settore cittadino di Rio Yanuncay e che è affidata alla direzione di validissimi insegnanti. Padre Crespi s’impegna a espandere i possedimenti terrieri dei salesiani in quella regione e a dotare le proprietà di tutto l’occorrente (attrezzi agricoli, un trattore, sementi, capi di bestiame. Il sito agricolo, coincidente all’epoca con un’area rurale di Cuenca, subisce significative migliorie, tra cui la realizzazione di un ponte sul rio Tacqui e il trasporto dell’energia elettrica per tutto il settore cittadino. Ottiene inoltre dal Ministero dell’Agricoltura alcune borse di studio per i giovani studenti. La scuola crescerà sempre di più acquisendo un’importanza tale da divenire un Collegio Tecnico Agrario e Zootecnico.
Nel 1937, padre Crespi si reca in Italia alla ricerca di aiuti per realizzare laboratori di meccanica, falegnameria, ebanisteria, sartoria, calzoleria, tipografia, rilegatura, elettricista e arti grafiche. Nel mese di settembre dello stesso anno, gli perviene il primo sostegno economico che permette la realizzazione del centro educativo inaugurato nel 1938. Nel 1946, il Ministero dell’Istruzione ufficializza il corso di studi sotto la denominazione di Colegio Técnico para Bachillerato Industrial (Istituto tecnico a indirizzo industriale). La direzione generale dell’istituto è assegnata a Carlo Crespi, mentre ogni laboratorio fa capo a un maestro o a un perito con funzione di capo officina. Da questi atelier nascono opere pregevoli; prime fra tutte, il baldacchino della Cattedrale Nuova e gli stalli del coro della Cattedrale di Loja.
L’oratorio, la scuola agraria, l’Istituto Tecnico – e ancora – l’Istituto Cornelio Merchan, il teatro salesiano e, non ultimo, l’orfanotrofio temporaneo (il terremoto dell’agosto 1949, uno dei più devastanti di tutta la storia dell’Ecuador, lascia dietro di sé cinquemila vittime e moltissimi orfani. Viene così aperto un orfanotrofio temporaneo che, intitolato a San Domenico Savio, raccoglie quaranta bambini rimasti senza famiglia. Padre Crespi si fa carico anche di questo nuovo impegno), sono tutte opere che cambiano lo scenario di quella terra: in meglio, ovviamente. Per questo si parla di Padre Crespi e dei padri salesiani suoi collaboratori come i paladini della “revoluciòn blanca”, ossia una rivoluzione dominata dall’amore e non dallo spargimento di sangue, come era purtroppo frequente in quel periodo in cui l’Ecuador era funestato, a ritmo costante, da rivoluzioni e colpi di Stato.
Cristina Masetti
Legnano ricorda il Venerabile don Carlo Crespi, SDB
(ANS – Legnano) – In occasione della 97ª Giornata Missionaria Mondiale, celebratasi domenica 22 ottobre 2023, la città di Legnano, alle porte di Milano, luogo natale del Venerabile salesiano don Carlo Crespi, ha voluto ricordare e proporre la testimonianza missionaria di questo suo illustre figlio. Nato nella cittadina lombarda il 29 maggio 1891, Carlo Crespi ha maturato la sua vocazione salesiana e missionaria che lo portò 100 anni fa, nel 1923, in Ecuador, dove visse con impegno e massima intensità per sessant’anni la sua attività di missionario, scienziato, musico, apostolo dei poveri e della misericordia.
Per celebrare la Venerabilità di don Carlo Crespi, dichiarata da Papa Francesco lo scorso 23 marzo, l’associazione a lui intitolata e le parrocchie cittadine di Legnano hanno proposto tre giorni di iniziative.
Nella serata di venerdì 20 ottobre, nella basilica di San Magno, don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, e Mariafrancesca Oggianu, curatrice della Positio, ne hanno rievocato la figura poliedrica di religioso ma anche di amante e promotore della cultura.
Sabato 21 il centro parrocchiale di San Magno ha allestito una mostra fotografica sulla sua vita.
Domenica 22, sempre nella basilica di San Magno, don Cameroni ha presieduto l’Eucarestia nel corso della quale è stato letto il Decreto di Venerabilità dal Sig. Carlo Riganti, Presidente dell’Associazione Carlo Crespi.
Nell’omelia don Pierluigi Cameroni, ispirandosi al messaggio del Papa per la 97ª Giornata Missionaria Mondiale ha presentato don Crespi come un missionario dal cuore ardente, in ascolto della voce di Dio che fin da ragazzo lo chiamò, attraverso un sogno rivelatore, verso terre lontane, che egli stesso raccontò: “Studiavo ancora al Collegio Sant’Ambrogio (di Milano). Mi ero appena addormentato e mi apparve in sogno la Vergine che mi mostrò una scena: da un lato, il demonio che voleva afferrarmi e trascinarmi; dall’altro, il Divin Redentore, con la croce, m’indicava un’altra via. Ero vestito da sacerdote e avevo la barba; stavo su un vecchio pulpito, attorno a me una moltitudine di persone desiderose di udire le mie parole. Il pulpito non si trovava in una chiesa, ma in una capanna”;
Al tempo stesso, don Cameroni ne ha sottolineato la capacità di ascolto della voce dei piccoli e dei poveri dei quali promosse la dignità con la forza dell’amore: “Don Crespi è un patriarca di Cuenca. Per molti è un santo. Per tutti, un sacerdote dal cuore grande, tenero e generoso. Quanti hanno beneficiato delle prime opere di questo seminatore di scuole, campi sportivi e refettori per i bambini poveri!”.
Ancora, don Crespi è stato ricordato come un missionario dagli occhi aperti nel contemplare la natura, soprattutto affascinato dalla bellezza e dai misteri della foresta amazzonica, come scrisse nelle sue lettere: “Come tante, tantissime volte, rapito nella sublime contemplazione della natura mi sono sentito schiacciato dall’Onnipotenza creatrice di Dio, umiliato innanzi alla vista di un mondo nuovo, ancora quasi completamente dalla scienza inesplorato”; nel contemplare il mistero eucaristico, sorgente della sua operosità e creatività apostolica: “La mia vita è ai piedi del Tabernacolo per ore intere e da lì viene la benedizione sopra queste opere, e il sacrificio continuo; ci sono carenze, ma Dio me le perdona”.
Infine, è stato sottolineato il suo essere un missionario dai piedi in cammino, come instancabile esploratore nella foresta amazzonica, per conoscere ed evangelizzare il popolo Shuar; e per le strade di Cuenca, per portare l’annuncio del Vangelo attraverso l’educazione dei piccoli e dei poveri. Bene illustrano la vita e la missione di don Carlo Crespi queste parole pronunciate in occasione della sua morte avvenuta a Cuenca il 30 aprile 1982: “Sempre con il sorriso da bambino sulle labbra; con i tuoi occhi vivaci mentre ballavi allegramente, con le dita della tua mano destra che sgranavano nervosamente le perle del tuo vecchio e consunto rosario. Tutta la tua vita è stata un inno di lode a Dio e di dedizione amorosa agli uomini! Eri contemplativo nell’agire, un monaco di Dio in mezzo al popolo peccatore”.
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