Nella scorsa puntata abbiamo trattato di Padre Crespi compositore, musicista, archeologo, regista e scrittore. Quella attuale sarà invece interamente dedicata alla grandiosa opera che il missionario legnanese ha compiuto, in ambito educativo. La figura di Padre Carlos educatore e amico dei poveri è forse quella che la gente di Cuenca ha amato di più, quella che, di certo, ha contribuito ad avvicinarlo maggiormente agli ultimi: bambini e giovani, in particolare. Forte dell’esperienza maturata in Italia come docente e fedele agli insegnamenti di don Bosco (la cui opera è sempre stata improntata sul concetto che l’educazione sia, anzitutto, una “cosa di cuore” e che educare sia sinonimo di amare), Padre Crespi si giova dell’appoggio e della collaborazione dei dirigenti della comunità salesiana, di generosi concittadini, di istituzioni estere e, soprattutto, di insegnanti animati più dalla passione che dalla scarsa retribuzione che ricevono. E proprio il motore dell’amore li porta a fare cose grandi.
Grazie ai salesiani e a Padre Carlos in particolare, l’oratorio di Cuenca diviene il punto di ritrovo domenicale dei ragazzi di strada: i giochi, i canti e l’attività sportiva diventano un mezzo per avvicinarli alla catechesi. Alla lezione di catechismo segue sempre la distribuzione di pane, biscotti, caramelle e indumenti: si provvede, insomma, a curare anche il corpo, oltre che lo spirito. L’oratorio è aperto ovviamente anche alle ragazze, che possono seguire lezioni di taglio e cucito. E’ un’educazione preventiva, quella in cui Padre Crespi, imitando don Bosco, crede fermamente: meglio insegnare e, al bisogno, correggere con amore e pazienza, piuttosto che utilizzare forme punitive o restrittive. L’oratorio diviene anche un luogo in cui si mettono in scena opere teatrali e si organizzano escursioni. Al pari di don Bosco, padre Crespi attira a sé diversi collaboratori in virtù del suo carisma e del suo esempio: uno di questi è Padre Giovanni Bonicatti, che per tanti anni lo affiancherà nella conduzione dell’oratorio festivo.
Altro punto di riferimento per la formazione dei giovani è la scuola agraria che viene aperta nel 1931 nel settore cittadino di Rio Yanuncay e che è affidata alla direzione di validissimi insegnanti. Padre Crespi s’impegna a espandere i possedimenti terrieri dei salesiani in quella regione e a dotare le proprietà di tutto l’occorrente (attrezzi agricoli, un trattore, sementi, capi di bestiame. Il sito agricolo, coincidente all’epoca con un’area rurale di Cuenca, subisce significative migliorie, tra cui la realizzazione di un ponte sul rio Tacqui e il trasporto dell’energia elettrica per tutto il settore cittadino. Ottiene inoltre dal Ministero dell’Agricoltura alcune borse di studio per i giovani studenti. La scuola crescerà sempre di più acquisendo un’importanza tale da divenire un Collegio Tecnico Agrario e Zootecnico.
Nel 1937, padre Crespi si reca in Italia alla ricerca di aiuti per realizzare laboratori di meccanica, falegnameria, ebanisteria, sartoria, calzoleria, tipografia, rilegatura, elettricista e arti grafiche. Nel mese di settembre dello stesso anno, gli perviene il primo sostegno economico che permette la realizzazione del centro educativo inaugurato nel 1938. Nel 1946, il Ministero dell’Istruzione ufficializza il corso di studi sotto la denominazione di Colegio Técnico para Bachillerato Industrial (Istituto tecnico a indirizzo industriale). La direzione generale dell’istituto è assegnata a Carlo Crespi, mentre ogni laboratorio fa capo a un maestro o a un perito con funzione di capo officina. Da questi atelier nascono opere pregevoli; prime fra tutte, il baldacchino della Cattedrale Nuova e gli stalli del coro della Cattedrale di Loja.
L’oratorio, la scuola agraria, l’Istituto Tecnico – e ancora – l’Istituto Cornelio Merchan, il teatro salesiano e, non ultimo, l’orfanotrofio temporaneo (il terremoto dell’agosto 1949, uno dei più devastanti di tutta la storia dell’Ecuador, lascia dietro di sé cinquemila vittime e moltissimi orfani. Viene così aperto un orfanotrofio temporaneo che, intitolato a San Domenico Savio, raccoglie quaranta bambini rimasti senza famiglia. Padre Crespi si fa carico anche di questo nuovo impegno), sono tutte opere che cambiano lo scenario di quella terra: in meglio, ovviamente. Per questo si parla di Padre Crespi e dei padri salesiani suoi collaboratori come i paladini della “revoluciòn blanca”, ossia una rivoluzione dominata dall’amore e non dallo spargimento di sangue, come era purtroppo frequente in quel periodo in cui l’Ecuador era funestato, a ritmo costante, da rivoluzioni e colpi di Stato.
Cristina Masetti