Don Carlo Sacerdote (Parte Prima)

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Legnano all’inizio del XX secolo – Piazza San Magno, allora Piazza Umberto I

Dopo aver completato le scuole elementari a Legnano, dal 1903 al 1905, Carlo studiò presso l’Istituto Sant’Ambrogio  di Milano, dove ricevette un trattamento affettuoso dagli insegnanti e dalle autorità scolastiche. Strinse amicizia con quattrocento studenti, armonizzando alla perfezione i giochi, la liturgia e gli studi, e considerando il centro educativo come una seconda casa. Scriverà nel suo diario: “Gli anni passati nel collegio salesiano di Milano sono stati vissuti nella più spontanea innocenza, senza la benché minima ombra del male, senza un cattivo pensiero, senza sapere cosa fosse la malizia. L’ultimo anno fu di ascesi spirituale, di manifestazioni, di sofferenza, di generosi propositi”.

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Torino – Valsalice – il chierico Carlo Crespi vi fece la professione religiosa perpetua e vi compì gli studi liceali e teologici

Noviziato e studi di filosofia e teologia
. Alla fine del 1905 andò a completare gli studi al Liceo salesiano di Valsalice (Torino). Mentre la madre lo appoggiava, suo padre non comprendeva bene l’attitudine del figlio e pare non condividesse la prospettiva del sacerdozio. “Vede, papà – gli disse, dandogli del “voi” secondo l’usanza del tempo – la vocazione non la impone nessuno. La vocazione viene da Dio. Mi sento chiamato ad essere salesiano”.

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Foglizzo – Don Carlo vi fece il Noviziato ed emise i voti di povertà – castità e obbedienza

Superando tale difficoltà e con l’aiuto economico del nonno, iniziò il noviziato a Foglizzo dove, l’8 settembre del 1907, emise la sua prima professione religiosa tra i figli di don Bosco.  Quale Maestro dei novizi ebbe padre Giovanni Zolin, illustre sacerdote. Tra il 1909 e il 1911, incominciò gli studi di filosofia al Valsalice, dove incontrò come compagno di studi il chierico Renato Ziggiotti, futuro V° successore di don Bosco. Prende i voti perpetui a Valsalice, il 21 luglio 1910. Continua gli studi di tirocinio a Este, sino al 1913, per proseguire l’anno successivo il tirocinio pratico. Inizia gli studi teologici nella stessa Villa d’Este a Verona. Tra il giugno e il luglio del 1915, riceve la tonsura e il sottodiaconato a Padova, ove viene consacrato diacono l’8 giugno dell’anno seguente. Nello stesso periodo inizia l’insegnamento delle scienze naturali, della matematica e della musica presso il Collegio salesiano Manfredini di Padova, attività mantenuta sino alla partenza per l’Ecuador, nel 1923. La prima esperienza in campo musicale la fece nella direzione del coro di tale Istituto.

P. CRESPI JOVEN
Don Carlo Giovane Sacerdote

Ordinazione sacerdotale
Domenica 28 gennaio 1917 venne ordinato sacerdote e la Domenica successiva, 4 febbraio, celebrò una delle sue prime messe a Legnano, nella chiesa del S. Redentore. Poiché si era nel mezzo della prima guerra mondiale, Lunedì 8 ottobre 1917 fu subito arruolato e assegnato di stanza a Verona, dove si distinse nel tenere conferenze culturali e religiose alle reclute, che poi andavano al fronte, dimostrando di possedere comprovate doti d’intelligenza fuori del comune e attirando su di sé le attenzioni dei superiori della società salesiana.

A ottobre, sempre a Padova, si iscrisse a Scienze Naturali, con specializzazione in botanica. Studia e classifica piante, effettuando ricerche anche sul mondo animale. Nelle paludi di Comacchio, scoprì la presenza di microrganismi, denominati “rotifere dell’Antartide”, trasportati da talune specie di uccelli migratori. La scoperta suscitò notevole interesse nella comunità scientifica. Conclude gli studi, dopo aver raccolto una grande quantità di materiale nelle regioni del delta padano e conseguito il dottorato in Scienze Naturali il 15 giugno 1921, discutendo la seguente Tesi: “Contributo alla conoscenza della fauna d’acqua dolce dell’Estense e località limitrofe. Paludi, canali, fossi, sorgenti degli Euganei, dei laghi di Arquà e Venda”.

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Frontespizio della tesi di laurea di P. Crespi
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Pagina 1 della tesi

In seguito ricorderà che avrebbe dovuto esporre la tesi in quindici minuti, ma che la discussione si prolungò per oltre due ore e che la commissione d’esame si limitò ad ascoltare senza porre domande. Un compendio riepilogativo di 32 pagine fu pubblicato su un opuscolo da: “La Litotipo”, Editrice Universitaria, Padova.

Tre settimane prima don Carlo aveva compiuto trent’anni. Tre mesi dopo, al Conservatorio della stessa città, si diploma in Pianoforte e Composizione.

Gli anni dal 1915 al 1921 misero in evidenza la determinazione e la forte tempra di Carlo Crespi! É straordinario come nel giro di quegli anni inquieti (il mondo stava conoscendo gli orrori della 1^ guerra mondiale), il giovane salesiano sia riuscito contemporaneamente a completare gli studi teologici; abbia fatto il servizio militare con le conferenze di cui si è già detto; abbia insegnato al Collegio Manfredini; abbia frequentato l’università con la discussione della tesi in meno di 4 anni; si sia diplomato al Conservatorio e abbia trovato anche il tempo di partecipare a speciali corsi di ingegneria e idraulica.

Questa mole di impegni brillantemente portati a termine sta a comprovare che don Carlo aveva doti di intelligenza fuori del comune e veramente degne di attenzione.

A questo periodo, in cui tra le tante altre cose frequentò i corsi di ingegneria e idraulica, egli si riferì quando, novant’enne, in un’intervista gli chiesero cosa pensasse dei libri di Erick Von Daniken (scrittore fantascientifico) e se credesse agli extraterrestri. Egli rispose che durante gli anni dell’Università, con un gruppo di amici, studenti di ingegneria, cercò di risolvere i problemi connessi all’invio di un razzo sulla Luna. Tuttavia, confesserà candidamente che tutto si arenò perché non riuscirono a trovare una soluzione al problema del “combustibile e del comburente”. Infatti, solo 40 anni dopo furono scoperti i “propellenti” usati, appunto, nell’industria spaziale! All’intervistatore spiegò che i combustibili tradizionali sono solo una fonte di energia, mentre i propellenti sono anche una fonte di fluido motore; essi trasformano cioè direttamente l’energia chimica in energia termica e in energia cinetica. Si tratta in pratica di sostanze in grado di sviluppare molto rapidamente grandi quantità di calore e di produrre rilevanti quantità di gas ad alta pressione. Questi gas vengono espulsi, con continuità e a velocità elevata e controllata, dalla parte posteriore dell’oggetto che deve essere movimentato: missili e razzi, per l’appunto.

Alcuni brani tratti dal suo diario
. All’inizio della gioventù, in seno alla comunità salesiana, aveva iniziato a tenere un diario. Nelle sue riflessioni ricorrono costantemente quattro temi fondamentali: la vita religiosa, lo studio, la santità e la devozione alla Vergine Maria.

Vita religiosa
. Al riguardo, afferma di voler impegnarsi a fondo per conoscerla e adattarsi alla vita comunitaria, mantenere un’assoluta fiducia nei superiori, informarsi sulla congregazione, leggere libri religiosi, per lo più storie di vita edificanti ed in particolare quelle di San Giovanni Bosco, San Francesco di Sales, San Stanislao di Kotzka. Il tutto nell’intento di raggiungere una profonda vita interiore, rimanendo saldo nella fiducia in Dio che tutto può e non in “se stesso” che nulla può senza Dio.  Nel ricordare la sua permanenza nel collegio Sant’Ambrogio di Milano, raccontava a padre Flores che un canonico del Duomo, del cui coro faceva parte,  desiderava che si facesse sacerdote secolare, fino a quando non fosse diventato canonico; cosa che lo faceva sorridere, forse perché a Cuenca riuscì davvero ad ottenere una simile onorificenza.

Studio. Afferma che “un buon libro è un buon amico”. Lo studio è utile e indispensabile. Bisogna studiare sempre con diligenza e attenzione tutto quanto ci viene insegnato, a prescindere dai gusti personali, perché è necessario sapere tutto. Una buona formazione è fondamentale, non per la vanità d’essere apprezzati dagli altri, ma per un percorso voluto da Dio.

Santità. Riguardo a ciò, si proclama desideroso di cercarla, ripromettendosi di continuare a farlo sull’esempio di San Giovanni Bosco, che ha voluto per il proprio ordine giovani sani, studiosi e santi. L’anelito di santità deve permanere in tutti i momenti della vita. Nel refettorio, ad esempio, rendendo grazie per il cibo, con santa indifferenza per quanto ci viene dato, in raccoglimento e senza golosità; durante la ricreazione, con discrezione, senza offendere mai nessun compagno, evitando di parlare di se stessi e dei propri problemi… Crespi ritiene che la santità si ottenga con l’esercizio della virtù, l’osservanza dei santi voti, l’umiltà, la povertà: “non dobbiamo desiderare più di quanto abbiamo” e facendo sempre riferimento alla spiritualità. Più avanti insiste sull’argomento parlando di castità, evitando ogni pensiero che possa offenderla, e di obbedienza pronta, specialmente riguardo a quanto ci infastidisce; si ottiene inoltre attraverso la pratica della pietà, con la preghiera fervorosa e devota recitata col cuore; con la dolcezza e l’affabilità nei confronti di tutti e in special modo di quelli di casa. Citiamo testualmente: “Ricercherò la bella virtù dell’umiltà sforzandomi in ogni occasione di praticarla”. “Sento una voce che mi dice: fatti santo” “… sì, farmi santo salesiano, ricco di fervore, esemplare”; “fa’ tutto ciò che puoi per portare le anime a Dio”; “devo assolutamente impegnarmi anche in mezzo alle contraddizioni più marcate, mantenere la santa calma di Dio”; “la purezza è dono di Dio e frutto di una continua vigilanza”… “A che servirebbero le mie parole se tu non le fecondassi? Preparati, prega, sii buono, soprattutto sacrificandoti: fatti santo”. “È una voce nuova, insistente, che si ripete in questi giorni, una sacra nostalgia di paesi infedeli; motivata talvolta dal desiderio della conoscenza scientifica. Oh, Signore, sono disposto a tutto, ad abbandonare la famiglia, i parenti, i compagni di studio, pur di salvare qualche anima; se questo è ciò che desideri, se questa è la tua volontà”.

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Cuenca – Statua di Maria Ausiliatrice presente nel nuovo Santuario, già presente in quello precedente.

Culto a Maria. Lo considera una pratica costante, soprattutto nel mese a Lei dedicato. Bisogna pronunciare continuamente giaculatorie come “Regina concepita senza peccato” o “Santa Maria Martire, prega per noi”. Per amore della Vergine, si propone di digiunare il sabato: mangiare e bere la metà di quanto riceve per colazione, pranzo e cena. Per Maria, chiede di impegnarsi ulteriormente per trattare meglio tutti i suoi compagni e per “acquisire la dolcezza e l’amabilità proprie di nostro Signore Gesù Cristo, di don Bosco, di San Francesco di Sales”, qualità che dovrebbero appartenere ad ogni buon salesiano: “per Maria sarò puntuale e sarò da esempio per tutti i miei compagni”.

“Chiederò al Signore, alla Vergine Santissima e a San Giuseppe la grazia di poter ottenere la virtù della purezza.” E aggiunge: “Vergine, ti amo, ti amo più di ogni creatura: fa’ che il tuo amore si conservi nel mio cuore ed aumenti e si diffonda con mirabili opere di zelo, Amore, Amore!”

Altri temi preferiti. Fra gli altri, insiste continuamente nell’introdurre nella sua quotidianità la recita di giaculatorie volte ad ottenere indulgenza per le anime del purgatorio. In varie occasioni, afferma di aspirare alla conoscenza dei propri difetti e limiti. “Mi sforzerò di occupare tutto il tempo e di non perdere nemmeno un minuto”.

Rispondendo a padre Flores, nel ricordare la sua infanzia, afferma di non aver sofferto la povertà, ma di aver aiutato i poveri. In un’altra occasione, racconta: “quando ero ancora un bambino, mi privavo di una parte dei miei alimenti per darla ai poveri”. Ricorda anche il museo di Valsalice, con cui collabora alla raccolta di campioni, confessando di aver sempre nutrito interesse per i musei, visitati e studiati nel corso dei viaggi in Italia.

In un suo diario dell’epoca, si legge: “Vergine, ti amo, ti amo più di tutte le creature; fa’ che il tuo amor si conservi nel mio cuore, aumenti e si irradi in ammirabili opere celesti. Amore! Amore!”.
 Sotto l’annotazione 4 agosto 1919 si legge: “Sento una voce che mi dice «Fatti santo! Si, voglio farmi un santo salesiano, fervoroso, esemplare; voglio fare tutto ciò che posso per portare anime a Dio. 
Il 5 ottobre si legge: ”Devo assolutamente sforzarmi, seppur in mezzo alle mie tante contraddizioni, di mantenere la santa calma di Dio”.
 Il 7 ottobre: “La purezza è dono di Dio e frutto di una continua vigilanza”.
 Il 16 febbraio del 1920: “A che vale la mia parola se Tu non la rendi feconda?
 E ancora: “Preparati, prega, sii buono, soprattutto sacrificati: Fatti santo! II sacerdote deve essere santo”.

Mamá Crespi
Luisa Croci Crespi, mamma di don Carlo, in tarda età. Morì il 21 marzo 1944.

Nel frattempo Don Carlo ha “la visita del Signore”. Così egli definirà la morte di suo padre Daniele, che per diversi anni compì con estrema coscienza il suo delicato lavoro di Fattore della famiglia Borsani e di bachicoltore, per garantire ai suoi numerosi figli, vita dignitosa e possibilità di studi. Il 12 ottobre del 1919, a 53 anni di età, fu stroncato da una morte tanto prematura quanto repentina. La famiglia ne fu duramente colpita; il testimone, però, fu raccolto dalla moglie Luisa Croci, donna di fede e tempra eccezionale che si caricò sulle spalle tutto il peso della sua vedovanza. I figli, impegnati nei loro studi, rimasero sconcertati e, per quanto di competenza, si diedero da fare per aiutare la madre. Tuttavia, con enormi sacrifici tutti poterono proseguire gli studi e raggiungere i propri ideali. Don Carlo fu quello che ne rimase più afflitto, ma con fede pronunciò il suo eroico “fiat”.

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