Carlo Crespi compì viaggi nell’Oriente dell’Ecuador in molte e varie occasioni. Degno di nota fu certamente quello che realizzò nel 1928, in compagnia del Governatore dell’Azuay e di diverse autorità, al termine della quale un giornalista del quotidiano El Comercio (edito nella capitale) scrive un reportage, il cui contenuto trascriviamo qui di seguito:
“Intervistiamo il reverendo padre Carlo Crespi, missionario salesiano, ritornato dalla regione orientale di Mendez in compagnia del Governatore dell’Azuay, Daniel Córdova Toral1 nominato Ministro della Pubblica Istruzione, l’Ingegner A. Velenzuela, direttore delle Opere Pubbliche dell’Azuay e del suo seguito. L’attivo missionario, persona a noi nota per il suo costante entusiasmo, non sembra stanco per il lungo viaggio.
Lei ha viaggiato in compagnia del Signor Ministro Egüez Baquerizo?
No, il Signor Ministro dell’Oriente e i suoi accompagnatori si diressero a nord; e Córdova Toral a sud, nell’importante zona di Mendez, dove si sta lavorando da alcuni anni per lo sviluppo di un piano di colonizzazione.
Motivo del viaggio?
Un vivo desiderio del Dottor Córdova di conoscere una zona così importante; l’impazienza dei missionari di ottenere un’ispezione del direttore delle Opere Pubbliche dell’Azuay sui lavori svolti, e il desiderio dei giornalisti, Dottor Sarmiento e Signori Talbot e Murillo, di conoscere maggiormente il problema orientale; della commissione studentesca del Collegio Benigno Malo, presieduta dal Dottor Muñoz e composta dai Signori Malo; e della commissione operaia composta dai Signori Cisneros e Nuñez, tutti spinti dal desiderio di collaborare all’opera patriottica della colonizzazione orientale.
Il viaggio è stato molto rapido?
Rapidissimo. Questo è il resoconto cronologico del viaggio:
– 14 marzo: Partenza da Cuenca e viaggio in auto per 16 chilometri fino a El Descanso. Dopodiché, circa 40 chilometri a cavallo, con una capatina nel simpaticissimo cantone di Paute e nel pittoresco villaggio di Guachapala, fino ad arrivare alla Casa Missionaria Salesiana nella parrocchia di El Pan, oggetto di molteplici attenzioni da parte delle autorità civili e religiose.
– 15. Partenza da El Pan lungo la mulattiera che i salesiani stanno costruendo sotto la direzione di padre Albino del Curto. Pranzo alla fattoria del General Ribadeneira e arrivo alla confortevole stazione di posta di Pailas alle 5.30 del pomeriggio.
– 16. Partenza a cavallo da Pailas e arrivo alle abbondanti acque del rio Negro, al km 50 della mulattiera; breve sosta per il pranzo e proseguimento a piedi lungo una comoda pista, sino alle importanti colonie di Santa Elena e Copal, in piena zona orientale, ad un’altitudine di 800 metri: panorami stupendi, clima invidiabile, prodotti eccellenti.
– 17. Partenza da Copal alle 7, spuntino alle 9 e mezzo nell’azienda del Signor Ochoa, proseguimento della marcia. Altra sosta presso l’impresa del Signor Pesantez, attraversamento del Partidero e discesa nella valle di Mendez. Alla una, primo incontro con i bambini jivaros della Scuola Salesiana, ove sventola una bandiera ecuadoriana; più sotto, vicino al fiume Namangosa, incontro con folti gruppi di shuar e coloni che sparano colpi di fucile in segno di saluto, mentre si passava il colossale ponte sul fiume Namangosa, ultimo incontro nelle vicinanze della Missione con una folla di coloni e con le bambine delle reverende madri salesiane che offrirono fiori alle autorità. Presso la Casa Missionaria si organizza un’imponente parata, composta da mille persone; un vero e proprio battaglione pronto a versare fino all’ultima goccia di sangue in difesa della patria.
– 18. Giornata di riposo presso la Casa Missionaria. Ricevimento dei coloni e degli shuar.
– 19. Festa della Bandiera. Solenne consegna alla Colonia di Mendez di una bandiera artistica, donata dal Collegio Benigno Malo di Cuenca. Un grandioso discorso del reverendo padre Conrado Dardé, con una struggente risposta del Dottor Córdova Toral. Nel pomeriggio premiazione degli shuar più progressisti e fedeli alla Missione. Organizzazione di una grande battuta di pesca sul fiume Cuchanza a cura dell’Ingegner Valencia.
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20. Visita delle abitazioni dei coloni e degli importanti lavatoi dell’oro del Paute, gestiti dal Signor Villagomez. Pranzo nella Tenencia Política.
– 21. Visita delle colonie dell’Upano, condotta dai membri del Collegio Benigno Malo, dalla confederazione operaia e da Sarmiento. Il Signor Governatore riceve gli shuar e i coloni. L’Ingegner Valencia continua la meticolosa revisione delle strade, delle opere d’arte e dei conti.
– 22. Solenne premiazione dei coloni più progressisti. Saggio degli allievi shuar e coloni dei vari istituti, visita del campo sperimentale dotato di stazione meteorologica, di forni di calce, tegole e mattoni, della scuola di lavori manuali fondata dalle madri salesiane, dell’Ospedale Quito, recentemente inaugurato. Preparativi per il viaggio di ritorno.
– 23. Partenza dalla casa missionaria, arrivo a Copal, alle due del pomeriggio. Viaggio eccellente e veloce.
– 24. Partenza da Copal. Arrivo a Rio Negro a mezzogiorno, ricevimento solenne dei lavoratori stradali con esplosione di cento colpi di dinamite e conseguente eliminazione di diversi metri cubi di roccia che ostacolano il passaggio sulla Loma del Incienso.
– 25. Partenza a cavallo da Rio Negro e arrivo a El Pan; mattino piovoso, uggioso; pomeriggio splendido: 50 chilometri in otto ore, accoglienza trionfale da parte del Capo Politico del cantone di Paute, delle autorità e della popolazione.
– 26. Partenza da El Pan, ricevimento solenne a Guachapala, pranzo nella casa del Capo Politico, Signor Ordóñez. Ingresso trionfale a Paute con parata degli alunni delle scuole e autorità. Alle cinque del pomeriggio, partenza rapida lungo la strada per El Descanso: accoglienza indimenticabile; il rettore dell’università, l’amministratore, il Capo Zona, il Consiglio Municipale, tutte le autorità, i notabili di Cuenca salutano festosamente gli esploratori dell’Oriente, mentre le corporazioni operaie e gli studenti del Collegio Benigno Malo elevano acclamazioni di gloria.
I visitatori hanno avuto una buona impressione?
Eccellente. La natura lussureggiante, il grande lavoro svolto lungo il cammino, la colonia, l’opera di civilizzazione dei missionari formano un insieme armonico di attività che impressionerebbe anche il peggiore dei pessimisti.
Quando sono stati avviati i lavori della strada che collega El Pan a Mendez?
L’idea di costruire una strada venne inizialmente a padre Albino del Curto nell’anno 1915, quando, nell’inaugurare la Missione di Mendez esclusivamente tra gli shuar, sentì la necessità d’intraprendere una grande opera di colonizzazione. Monsignor Costamagna stanziò i fondi per la prima tratta. Superate enormi difficoltà e data l’importanza della strada, il General Ribadeneira, Capo Zona di Cuenca, e la Società di Studi Storici e Geografici,2 ottennero piccoli sussidi governativi. I missionari, convinti che una buona mulattiera non si può realizzare senza fondi, firmarono, il 12 settembre 1925, un contratto con il governo e quindi avviarono i lavori con una costanza e un’energia davvero ammirevoli.
La nuova strada diventerà una carrozzabile?
No. Per il momento, non possiamo definirla in questo modo. La strada da El Pan a Mendez è solo una comoda via di penetrazione a cavallo; il contratto si riferisce a una mulattiera lunga 75 chilometri ed è suddiviso in due parti: la prima consiste nella ristrutturazione di un tratto di 30 chilometri che collega El Pan a Pailas; la seconda nella costruzione di 45 chilometri di strada da Pailas a Mendez.
La strada sarà terminata a breve?
Se il sostegno della Direzione delle Opere Pubbliche continuerà ad essere così determinante, confidiamo di riuscire a terminarla nel 1929. Negli ultimi due anni, abbiamo aperto 45 chilometri di strada veloce e comoda e abbiamo ristrutturato 10 chilometri da El Pan a Pailas; inoltre, abbiamo scavato nella roccia 16 chilometri, da Pailas fino al rio Negro e Loma del Incienso, in maniera da garantire il traffico su bestie da soma lungo una tratta di 50 chilometri nel cuore della regione orientale.
Questi 50 chilometri di mulattiera sono totalmente praticabili?
Per i coloni dell’Azuay che entrano nell’Oriente è una vera e propria strada, e così sono abituati a definirla a paragone delle pessime piste che collegano i diversi cantoni dell’Azuay; noi missionari salesiani, ci impegneremo a fondo e prima di abbandonare la linea sentiamo il bisogno di migliorare alcuni punti di gradiente eccessivi lungo la discesa di Cerro Negro, nonché altri tratti di strada della zona boschiva umida dell’Oriente che tendono a diventare fangosi a causa delle continue precipitazioni. Inoltre, sarà opportuno insaccare la linea nei tratti lavorati prima della firma del contratto, evitando di usare la dinamite.
A parte questi inconvenienti, la realizzazione della linea di Mendez procede?
Non intendo anticipare il giudizio autorevole dell’Ingegner Valencia; tuttavia, la valutazione di tutti i membri della delegazione è stata positiva; non vi sono parole per descrivere l’opera dell’eroe di quelle foreste, padre Albino del Curto che, senza ricevere un centesimo e per puro spirito umanitario, passa la vita in isolamento, lavorando nella regione. D’altro canto, l’intera Missione Salesiana dell’Ecuador, composta da 50 missionari, è decisa a non scoraggiarsi fino a quando non avrà consegnato alla colonia di Mendez una comoda e sicura via di penetrazione.
Quanto deve ancora il Governo?
Il Governo ha stanziato sinora quarantottomila sucre e ne deve ancora investire sessantaduemila, con erogazioni mensili. Inoltre, disponiamo di fondi sufficienti alla realizzazione di un grande ponte sul fiume Namangosa, raccolti grazie al Comité Patriótico Orientalista de Señoras di Guayaquil.
A che punto sono i lavori del ponte?
Come Lei sa, appena raccolti i fondi, nel 1924 il reverendo Albino del Curto ha costruito un ponte provvisorio al servizio della colonia. La struttura ha svolto un’importante funzione di collegamento fino all’aprile del 1927. A causa delle enormi piene dei fiumi e dei colossali disboscamenti che hanno interessato per chilometri foreste e intere zone alberate, il ponte ha subito diversi danni; le acque hanno rimosso le tavole, mentre è rimasto intatto l’ormeggio dei cavi sulla riva sinistra. Dal momento che non era possibile lasciare una zona di tale importanza priva di vie di comunicazione, si è provveduto prontamente alla costruzione di un altro ponte pedonale, da utilizzarsi anche per la posa di quello definitivo. Si tratta di un ponte di ferro lungo 65 metri che sarà sostenuto da otto cavi da un pollice, con ancoraggi in muratura. Il lavoro di costruzione del ponte è stato affidato al fratello Pancheri che già conosciamo.
Lungo la strada si trovano altri ponti importanti?
I principali sono i ponti sul fiume Ghiru, lungo 45 metri, sul rio Negro, lungo 30 metri, e un’altra dozzina di ponti, lunghi da 10 a 20 metri, che attraversano vari fiumi e canyon.
Si è parlato anche di una linea telefonica?
Certamente. Il 24 maggio dell’anno scorso, è stato inaugurato il primo tratto di 60 chilometri, da Paute fino alla stazione di posta di Rio Negro. Sperimentata la possibilità di una linea telefonica in pieno Oriente malgrado le forti bufere e le piogge frequenti, il prossimo 10 agosto confidiamo di riuscire ad inaugurare il servizio telefonico fino alle colonie più avanzate di Mendez, con il proposito di raggiungere il fiume Yaupi e Puerto Proaño, in prossimità del confine peruviano.
Si è parlato molto della colonia di Mendez, del suo sviluppo e della sua importanza. Si è forse esagerato?
Avrà letto sui giornali il giudizio espresso in proposito dal Dottor Córdova Toral, attuale Ministro della Pubblica Istruzione. Posso solamente dirle che il 19 marzo, mentre veniva alzata la bandiera nazionale sul suolo orientale, la piazza della Missione ha rappresentato un insieme di forze davvero commovente. Le centinaia di coloni presenti con mogli e figli, felici della propria condizione, manifestavano chiaramente che a Mendez esiste ormai una volontà decisiva, un pacifico esercito di uomini che pare ripetere con sacro orgoglio: “Questa è la nostra terra, da qui non si passa”.
Dunque Mendez può essere considerata una vera e propria città?
Né una città, né un vero villaggio. Sulle alture che costellano la missione si tengono grandi riunioni di shuar e oltre 600 coloni sono stanziati ai lati della strada e della valle di Paute. I nuclei di coloni più consistenti vivono a Santa Elena e a Copal; 40 famiglie, più o meno, e altre 70 famiglie abitano nei dintorni della Missione Salesiana e della Tenencia Política.
La colonia esiste da molti anni?
Diversi tentativi di colonizzazione, fatti nel 1919, sono falliti miseramente per mancanza di strade. Il vero sviluppo si è avuto nel 1925, al termine della costruzione della strada che collega El Pan a Mendez.
Da questa intervista possiamo arrivare ad alcune conclusioni:
In primo luogo, che l’Ecuador non aveva vie di accesso a questa regione tanto estesa e che le prime strade stabili le costruirono i missionari salesiani, tra i quali il più attivo fu padre Albino del Curto.
In secondo luogo, che vi fu un forte desiderio degli ecuadoriani di sostenere questo opere, come lo si deduce dalla collaborazione patriottica di un comitato femminile di Guayaquil, dalla partecipazione di studenti, di lavoratori, cosi come del Centro Studi Storici e Geografici, che aveva tra i suoi membri noti pregevoli scrittori che avevano pubblicato opere che sostenevano la necessità della colonizzazione e della costruzione di strade, tra cui Remigio Crespo Toral, Luis Cordero e Rafael Maria Arízaga.
In terzo luogo, si evidenzia l’affetto che Carlo Crespi nutriva per la regione orientale dell’Ecuador e per la sua integrazione nel contesto nazionale; sentimento che si amplifica nel corso della sua esistenza e che funge da esempio per molte persone. In ogni situazione risaltò il ruolo importante da lui svolto per la comunità salesiana.
Da ultimo, analizzando l’intervista, possiamo concludere che padre Crespi ebbe idee molto chiare e che fosse in grado di fornire informazioni precise sin nei dettagli e, che in generale ponesse un’intelligenza superiore e un’indomita volontà nel servire la sua nuova patria e nel guidare il suo sviluppo, ponendo maggior attenzione ai più bisognosi d’istruzione e di spiritualità cristiana.
I nomi citati da padre Crespi corrispondono a diversi delle varie personalità che promuovevano queste opere. Tra costoro, Francisco Talbot, membro del Centro di Studi Storici e Geografici; Manuel Muñoz Cueva ed Emilio Murillo, professori del Collegio Benigno Malo. Anche se l’opera dei salesiani, a detta di tutti, fosse ben orientata, ebbe critiche provenienti da settori che non capivano questi ardui lavori e che, a loro volta, pretendevano risultati immediati; soprattutto nel processo di integrazione degli shuar alle abitudini del mondo occidentale. Dopo la pubblicazione di un articolo a questo proposito, Carlo Crespi scrisse al giornale El Día una “lettera aperta” che il 2 luglio 1928 venne commentata da un giornalista de El Comercio di Quito, in questi termini: “In questo scritto palpita la voce sincera della verità… Non c’è una sola frase che riveli indignazione e collera: una soave e magnanima serenità mantiene il tono tranquillo, dal principio alla fine… Forse non è necessaria alcuna difesa, poiché le accuse mosse sono cadute nel vuoto”. Nelle sue riflessioni padre Crespi afferma che “i missionari salesiani sono convinti che solo dopo molti anni e molte generazioni riusciranno a colonizzare l’etnia shuar… Non si arriverà a nulla di positivo se non attraverso una perfetta, cordiale e sincera unione fra le autorità civili, religiose e i coloni; uniti contro il nemico comune: la mancanza di vie di comunicazione”3
Energia elettrica a Macas e altri servizi
Nel 1932, a Macas, porta con sé una turbina, una dinamo, cavi metallici e altre attrezzature indispensabili all’installazione dei servizi di illuminazione elettrica. Tutto fu trasportato a spalla fino a El Pan e, da lì, all’Oriente, coprendo una distanza superiore ai 120 km. Il 16 settembre si inaugurò il servizio di illuminazione. L’anno seguente entrarono in funzione anche una piallatrice e una segatrice.
Nel 1934, insieme ad altri accompagnatori, si trovò sulla cordigliera del Cutucú, impegnato in una difficile salita e discesa. Rimase presso le missioni orientali per un certo periodo; vi furono delle occasioni in cui fece delle incursioni a scopo scientifico, senza però omettere di ideare e realizzare azioni missionarie. I superiori lo assegnarono definitivamente a Cuenca, al servizio della quale rimane sino alla morte. Tra i suoi appunti abbiamo trovato una relazione sulle missioni e un programma di attività da realizzare nel 1928, da cui emerge la necessità di realizzare o di ristrutturare costruzioni in molte missioni: Macas, Mendez, Indanza, Gualaquiza, Aguacate, Cuenca, e calcola inoltre che per realizzare tutto ciò fossero necessari 300.000 lire. Accanto a queste inquietudini, ne espresse altre di carattere spirituale, e affermò che lo preoccupasse la penetrazione del protestantesimo nei territori orientali dell’Ecuador.
Delle missioni si occuparono altri sacerdoti e, coloro che conobbero padre Crespi, ricevettero i suoi consigli e furono contagiati dal suo entusiasmo, dal suo dinamismo e dalla sua intraprendenza. Egli ebbe sempre nostalgia dell’Oriente e raccontò la vita e l’attività svolta per la colonizzazione e per i suoi amati “piccoli jivaros”.
- Daniel Córdova Toral, uomo politico liberale, nato a Machala nel 1886, muore a Cuenca nel 1958. I suoi antenati e i suoi discendenti sono cuencani. Governatore dell’Azuay, presidente del Municipio di Cuenca, direttore degli Estudios del Azuay, professore di filosofia del Collegio Benigno Malo, esercita il rettorato in vari periodi. Nel 1928 è nominato governatore e quindi Ministro dell’Istruzione dal presidente Isidro Ayora. Nel 1941 è presidente della Giunta Patriottica istituita a tutela dell’integrità territoriale dell’Ecuador. Detiene la cattedra di economia politica e di diritto internazionale presso l’Università di Cuenca. Deputato in diverse legislature per le province Azuay e Cañar, assume la carica di vicepresidente della Camera dei Deputati nel 1931 e la presidenza del governo di Galo Plaza Lasso, nel 1951. Diventa anche senatore e vicepresidente della Repubblica in sostituzione di Abel Gilbert. Durante le sue gestioni, nascono a Cuenca la Scuola Normale Manuel J. Calle e gli Istituti Luis Cordero e Tres de Novembre [↩]
- Fondato nel 1915, sotto la direzione di P. Giulio Maria Matovelle, il Centro Studi Sorici e Geografici di Cuenca si prefigge, tra i principali obiettivi, l’efficace integrazione dell’Oriente Ecuadoriano nella vita nazionale, quale unico mezzo di difesa dei territori ecuadoriani. A tale fine, riceve l’incarico di realizzare alcune opere in collaborazione con i padri salesiani. [↩]
- “L’esposizione di un missionario”, El Comercio, Quito, 2 luglio 1928. Ritaglio conservato nell’Archivio Storico dell’Ispettorato Salesiano. [↩]